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La Parabola dei Talenti

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” Mt 25: 14-30

Jesus teaches on the Mount of Olives, looking at Jerusalem (Enrique Simonet Lombardo, Flevit Super Illam)

Mi trovo sul Lago di Tiberiade, luogo dove Gesù ha insegnato molte parabole, ma la parabola dei talenti è stata insegnata a Gerusalemme. Gesù infatti guardando la città santa dal Monte degli Ulivi spiega ai discepoli gli eventi che precedono la fine del mondo…(guarda il video o leggi la trascrizione sotto)

Questa parabola è dunque inserita tra i discorsi escatologici e le parabole sul giudizio finale, come la parabola delle vergini stolte e sagge e quella che mostra il giudizio finale, con il Figlio dell’Uomo che separa le pecore dalle capre, i buoni dai cattivi, ero affamato e mi avete dato da mangiare….
Tutto questo ci dice l’importanza di questa parabola, sul piatto della bilancia del nostro giudizio davanti a Dio ci saranno anche i talenti ricevuti che avremo saputo far fruttare o no. E ad ulteriore conferma della serietà del suo insegnamento Gesù conclude la parabola dicendo, “il servo inutile gettatelo nelle tenebre, là sarà pianto e stridore di denti”.

Le parole di Dio sono di un altro livello rispetto alle parole umane talvolta inconsistenti: c’è un termine inesorabile, una resa dei conti, di cui Gesù ci parla con insistenza quasi alla fine di ogni parabola, nessuno può sfuggire a questo e la vita ci è data per decidere da che parte stiamo.
Anzitutto cosa sono i talenti??? Il talento era una misura di peso – nei tempi antichi il peso della moneta corrispondeva al suo valore -, circa 40 kg di argento, che corrispondeva alla paga di circa 30 anni di lavoro di un operaio. Per fare un’analogia con i soldi di oggi, un talento corrisponderebbe a un milione di euro.

Gesù lascia intendere che quello che abbiamo ricevuto è una cosa enorme, si tratta del dono immenso della vita e della redenzione, ma non solo. I talenti non si possono restringere al solo ambito spirituale, personalmente ritengo siano tutti i doni e le qualità che abbiamo ricevuto, sia spirituali che umane, i doni di grazia, i doni di natura, la fede l’educazione ricevuta, l’intelligenza, tutte le nostre capacità (l’uso della parola talento, talentuoso, nel senso di una capacita’, deriva dalla parabola evangelica, per evoluzione semantica). 

Anche se ciò che ciascuno ha ricevuto è moltissimo, Dio non ha dato a tutti gli stessi talenti, questo è un importante insegnamento della parabola. Se devo fare un calcolo matematico, mi richiede un certo sforzo e la cosa non mi viene automaticamente, però ci sono persone che istantaneamente sono capaci di fare calcoli difficilissimi; è evidente che non ho i cinque talenti in questo ambito.
Dio non ci chiede ciò che non ci ha dato, non dobbiamo pensare a un Dio impietoso, il Signore ci chiede solo quello che ci ha dato e ciò a cui possiamo realmente arrivare, questo sviluppo dei talenti deve essere vissuto con serenità. Occorre lucidità per scoprire quali talenti abbiamo e riconoscere anche quali non abbiamo, per non sprecare energie preziose e il nostro tempo. Ricordarci che non sempre abbiamo i cinque talenti ci aiuta anche nelle relazioni con il prossimo, a volte le persone possono avere comportamenti che ci lasciano perplessi, ricordiamoci che non tutti hanno i 5 talenti, non tutti arrivano a capire certe cose, così come anche noi non arriviamo a capire certe situazioni, sfumature e involontariamente possiamo ferire gli altri.

“Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone”.

Siclo di Tiro, una delle monete usate al tempo di Gesù

C’è un nascondimento positivo ed evangelico, che è l’invito all’umiltà, come il non mettere in mostra le proprie elemosine, il non pregare per farsi vedere o il mettersi all’ultimo posto quando si è invitati. Ma c’è anche un nascondimento che non è evangelico, perchè la lampada deve stare sul candelabro e fare luce, perchè gli uomini devono vedere le nostre opere buone e rendere gloria al Padre che è nei cieli, perchè noi siamo la luce del mondo, ha detto Gesù, e la città posta sul monte. Abbiamo talenti che non sono solo per noi ma per il bene di tutti, non possiamo nasconderli, vanno fatti fruttificare!!!!

La rovina del servo inutile è stata la paura. Egli si è fatto l’immagine di un Dio severo, che non ha compassione, per questo ha nascosto il talento. Dio non rimprovera nessuno per avere strafatto!!!! Non guarda nemmeno a come erano stati guadagnati questi talenti, il problema è che quel servo ha nascosto il talento e ha avuto così tanta paura che non ha fatto niente, è rimasto paralizzato. Se aspettiamo che tutto sia perfetto o totalmente chiaro e trasparente, allora faremo la fine del servo inutile, non cominceremo mai a trafficare i nostri talenti per paura di sbagliare. Cominciamo subito a trafficare, come quello che ha ricevuto i cinque talenti, e la matassa si sbroglierà. Non facciamo l’errore di credere che i nostri talenti hanno valore solo se siamo i migliori del mondo. Non è necessario essere il pittore più bravo del mondo per condividere il proprio dipinto, la nostra tela imperfetta darà comunque gioia a tanti dei nostri fratelli e dirà qualcosa di Dio e della nostra unicità, anche se non è un’opera del Caravaggio.

Dio è contento di quello che ha ricevuto pochi talenti come di quello che ne ha ricevuti tanti, purchè ognuno li faccia fruttare. Ogni talento è prezioso, quello più umile come quello più appariscente!!! Fare un dolce per esempio, non è la cosa più difficile che esista, ma come sarbbe triste il compleanno se non ci fosse chi ci fa il dolce e ci mette le candeline???
Ecco sia che abbiamo pochi o tanti talenti, sia che parliamo di servizi appariscenti o umili azioni quotidiane, i nostri più acerrimi nemici sono l’inattività e la paralisi per paura di sbagliare o essere giudicati da Dio o dagli altri, che questa parabola ci insegna a vincere. E qui entrano in gioco i banchieri

“Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse”.

Chi sono i banchieri??

Vi ho sempre visto la dimensione della comunione fraterna e ecclesiale. Quando siamo bloccati o in un viocolo cieco, affidare il talento ai banchieri significa cercare un confronto con i fratelli e le sorelle. Sono spesso infatti proprio i fratelli e le sorelle a farci capire che noi abbiamo un talento e a spingerci ad usarlo. Vi sono i vescovi e i sacerdoti ovviamente, che hanno un ruolo specifico di guida della comunità, e con cui è doveroso confrontarsi, ma sarebbe riduttivo restringere a loro il ruolo di banchieri.

Pensiamo quanto sono iportanti le amicizie nel Signore, le persone da cui abbiamo ricevuto un esempio di fede, quanto abbiamo ricevuto in termini di incoraggiamento e di buoni consigli quando abbiamo condiviso la nostra esperienza. E’ tutta la chiesa questa banca in cui noi sessi riconosciamo i nostri talenti guidai dallo Spirito e aiutati anche dagli altri, che a nostra volta aiutiamo a riconoscere e a far fruttificare i loro talenti.
Questa banca non può essere ristretta alla sola chiesa, perchè quante volte ci è capitato di confrontarci con persone non credenti o appartenenti ad altre religioni, e abbiamo ricevuto luce, edificazione e parole che ci hanno veramente aiutato. E’ un pò come a parabola del Buon Samaritano, succede delle volte che la persona più semplice dà un consiglio che è migliore di quello del sacerdote.

“toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”.

IL fatto che Dio tolga il talento e le dia a quello che ha i dieci talenti ci ricorda che il giudizio divino non risponde alle leggi matematiche o ai nostri criteri. Anche se il malvagio è punito, quanto Dio ha elargito non andrà perduto, ma andrà perduto per sempre il talento che il servo malvagio avrebbe dovuto guadagnare e che avrebbe rallegrato gli eletti per l’eternità.

30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Non possiamo scegliere meglio di come Gesù ha scelto e se lui termina questa parabola con la minaccia del castigo c’è una ragione; per scuotere le nostre coscienze intorpidite. Questa finale ci ricorda che far fruttificare i nostri talenti non è un optional, ma è necessario per la nostra salvezza.

 

 

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